Spugnatura e tamponato

Sono come le due facce di una stessa medaglia: diverse tra loro ma unite da una base comune

Nella storia della decorazione su porcellana le tecniche a tamponato occupano un posto di rilievo: l'esigenza di dare uno sfondo colorato al decoro in primo piano era infatti sentita sin dall'antichità, quando si lavorava soprattutto a pennello, ed è presente anche ai giorni nostri, quando il compito ci è facilitato dalle pratiche spugnette in materiale sintetico.


Spugnatura e tamponatura rappresentano le due modalità attraverso le quali mettere in atto le tecniche appena descritte:


La spugnatura consiste in un uso più immediato della spugnetta, che viene caricata direttamente nel colore e quindi applicata sul pezzo da dipingere.
Questo metodo è impiegato soprattutto per colorare zone circoscritte ed il colore deve avere consistenza piuttosto fluida.


Il tamponato è invece l'ideale per la stesura di fondi e per riempire ampie aree di decorazione: si attua picchiettando la spugnetta asciutta sulla superficie precedentemente dipinta a pennello.
Il colore deve essere un po' più consistente di quello usato per la spugnatura ma deve asciugare molto lentamente perchè quando si secca la spugna rischia di asportarlo anzichè di sfumarlo.


Molte sono le situazioni nelle quali si può ricorrere a questa metodica, nei prossimi articoli le esamineremo in dettaglio.


© Rossana Radaelli-11.06.06

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Mani...d'artista!

Un'idea deliziosa per perpetuare nel tempo il ricordo dell'infanzia dei nostri piccoli...

Quante volte è capitato, a tutti coloro che sono stati genitori, zii o nonni di bimbi piccoli di fantasticare, accarezzando le loro manine paffute, che sarebbe stato bello poter conservare nel tempo quell'infantile tenerezza?


Devono averci pensato anche i promotori del sito che vi propongo oggi, visto che hanno trovato un'idea davvero carina per immortalare le manine dei nostri bambini!
Eccola qui:


Mani...d'artista


Basta spennellare il colore sui palmi dei nostri tesori e far loro appoggiare le mani su un piatto in porcellana....si rifinisce con una decorazione a tema lungo il bordo...et voilà: l'impronta delle loro manine sarà per sempre fissata sul piatto dalla cottura a terzo fuoco!


Naturalmente -forse non serve neppure che ve lo dica!- sarà bene utilizzare colori apiombici e medium all'acqua seguiti da un bel lavaggio subito dopo la performance artistica, per evitare che i nostri pittori improvvisati cerchino di assaggiare quella strana cosa appiccicosa che gli abbiamo spalmato sulle dita! ;-)


E se l'impronta delle mani vi sembra troppo scontata, date un'occhiata al video dimostrativo presente nella home del sito: scoprirete come la fantasia materna non abbia limiti quando vedrete all'opera una giovane mamma che ha addirittura indotto il proprio pargoletto a...dipingere con i piedi! :-))


APPROFONDIMENTI

Paint your own pottery

© Rossana Radaelli-13.06.07

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Il supporto appoggia-pennelli

E' una chicca riservata ai più raffinati, a coloro che fanno del dipingere un vero e proprio rito da celebrare anche attraverso il culto degli oggetti...

E' una chicca riservata ai più raffinati, a coloro che fanno del dipingere un vero e proprio rito da celebrare anche attraverso il culto degli oggetti...

Tra i tanti accessori sfornati dai produttori di articoli per belle arti credo che l'appoggia-pennelli sia proprio uno dei più futili: non è pratico, non è comodo, non è economico e per di più occupa spazio sul tavolo di lavoro.....insomma è proprio un oggetto del quale poter fare sicuramente a meno!


Eppure deve avere anch'esso i suoi estimatori perchè se ne trovano in vendita di tutti i tipi un po' ovunque: i più comuni sono quelli di materiale plastico o di ceramica, ma mi è capitato di vederne anche di gomma e persino di spugna, dunque se pensate di volervene rifornire avrete solo l'imbarazzo della scelta!


Supporto appoggiapennelli


Ho visto all'opera molti decoratori e mi sembra che nessuno di loro usi questo accessorio: il pennello sporco di colore viene di solito appoggiato sul piano di lavoro alla propria destra (o alla propria sinistra, per i mancini).
Forse sembrerà poco professionale ma è certamente sensato e capirete perchè eseguendo una semplice prova: appoggiate un pennello bagnato sopra un qualsiasi supporto rialzato, in modo che resti inclinato con la punta in alto e il manico in basso (la posizione che avrebbe sull'appoggiapennelli)....noterete che il colore tenderà a colare lungo la ghiera sporcando il manico e successivamente le vostre dita quando lo riprenderete in mano!


Nelle intenzioni di chi l'ha progettato (ed evidentemente non si trattava di un pittore!) questo strumento dovrebbe servire a mantenere pulito il tavolo e a tenere in ordine e separati i due o tre pennelli che si alternano in una decorazione.........ma mi sembra che il risultato sia addirittura più dannoso che inutile!


© Rossana Radaelli-27.05.06

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Com'è fatto un pennello?

Una struttura elementare sulla quale s'innestano una miriade di varianti...

Gli elementi costitutivi del pennello sono solo tre: manico, ghiera e pelo.
Eppure ognuno di essi si può presentare in fogge e materiali diversi così da dare origine ad un'infinità di composizioni finali!


Le tre parti del pennello


Quando si discute sulle proprietà di un pennello di solito ci si intende riferire alle caratteristiche del pelo, dimenticando che anche la ghiera ed il manico sono invece di fondamentale importanza per un buon lavoro....chi ha provato a dipingere con un pennello dal manico scheggiato, che s'impugna male, o con la ghiera lenta, che fa cadere i peli sul decoro, sa bene quale disagi ciò comporti!


Ecco perchè nei prossimi interventi prenderemo in esame tutti e tre questi elementi strutturali, ne valuteremo le possibili varianti di forma, dimensioni e qualità dei materiali costitutivi, cercheremo di capire come sfruttare al meglio le caratteristiche di ciascuno di essi in modo rendere più agevole il nostro impegno di decoratori


Venite con me, dunque, alla scoperta del pianeta pennelli!



© Rossana Radaelli-25.05.08

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Vittorio Moltedo: Le ceramiche perse

Ovvero le meraviglie della collezione Calabrò, campionario in ceramica delle "buone cose di pessimo gusto"

Loreto impagliato ed il busto d'Alfieri, di Napoleone
i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto),
il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,
un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
gli oggetti col monito, salve, ricordo, le noci di cocco.....

(Guido Gozzano, L'amica di nonna Speranza)


Della collezione Calabrò non fanno parte pappagalli impagliati o cofanetti di conchiglie ma l'atmosfera che emerge dalle pagine del libro è proprio quella che avremmo respirato nel salotto di nonna Speranza all'epoca in cui era ancora giovinetta!


Sono oggetti raccolti qua e là, gironzolando per i mercatini delle pulci o riportati come souvenir da qualche viaggio esotico: vasetti dalle forme di animali, statuine di damine o di cigni, posaceneri, piattini, bomboniere, vassoietti...tutti colorati, inutili o comunque superflui e tanto ma tanto kitsch!


Chi di noi non ha nella propria casa qualcosa di simile?!
Sono pezzi di nessun valore economico o artististico ma così cari alla memoria! Probabilmente giacciono in fondo ad un cassetto, in attesa del prossimo riordino, quando -forse!- troveremo finalmente il coraggio di disfarcene, regalandoli alla pesca di beneficienza della scuola o pagando un robivecchi perchè ce li porti via.....


Calabrò, invece, di questa paccottiglia ha fatto l'oggetto della sua meticolosa raccolta, catalogando ogni pezzo come se dovesse esporlo in un museo!
Alla fine la costanza è stata premiata e quelle chincaglierie inutili sono diventate le protagoniste di questo bel libro fotografico di Vittorio Moltedo, regalandoci stupiti sguardi di curiosità ed ammirazione ad ogni voltar di pagina!


APPROFONDIMENTI

Dove acquistare il libro

L'amica di nonna Speranza

© Rossana Radaelli-12.07.06

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L'impasto del colore nelle tecniche ad olio molle

Molte sono le scuole di decorazione che utilizzano questo medium per l'impasto dei colori: indipendentemente dallo stile adottato la procedura è sempre la stessa

L'olio molle è una resina vegetale che conferisce al colore la particolarità di non asciugare mai (anche a distanza di mesi!) se non quando viene sottoposto a cottura. I colori impastati con l'olio si possono quindi preparare con largo anticipo in modo da essere già pronti al momento del bisogno e l'unica precauzione da osservare è quella di tenerli in un recipiente chiuso per evitare che assorbano polvere dall'ambiente circostante.

Contrariamente a quanto ho fatto quando vi ho descritto l'impasto con i medium tradizionali, non vi fornirò dosaggi precisi perchè.......semplicemente perchè non esistono!

Ogni decoratore adotta un proprio impasto ideale che, essendo gli "ingredienti" impiegati sempre gli stessi, si contraddistingue unicamente per la consistenza: c'è chi preferisce dipingere con un colore morbido e lucido e chi invece lo preferisce opaco e duro, allungandolo durante l'uso....vi suggerisco di fare qualche prova per scoprire quello che vi si addice, intanto, adottando il motto latino in medium stat virtus io vi descrivo la procedura che sta a mezzo fra questi due estremi.

Cosa serve:
-Un piastrella e la spatola a coltello
-Olio molle
-Colore in polvere da terzo fuoco

Procedimento:
1) Preleviamo la polvere di colore dal vasetto con la punta della spatola e appoggiamolo sulla piastrella pulita: visto che l'impasto si può utilizzare anche a distanza di molto tempo dalla preparazione possiamo permetterci di non lesinare sulla quantità!
2) Produciamo un incavo al centro del mucchietto di colore e versiamovi qualche goccia di olio, quindi impastiamo con la spatola cercando di amalgamare bene gli ingredienti e schiacciando gli eventuali grumi di polvere
3) Lavorando l'impasto aggiungiamo ancora un po' d'olio sino ad ottenere un composto denso, dall'aspetto setoso e opalescente.

© Rossana Radaelli-22.05.06

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Alexandra, stella dell'Est

Un'artista del passato che ha ancora molti spunti da offrire ai decoratori odierni

Alexandra Wassilyevna Schekatikhina-Pototzkaya nacque in Ucraina nel 1892 e intraprese giovanissima quegli studi d'arte che l'avrebbero portata a diventare una delle maggior esponenti della decorazione ceramica in Unione Sovietica.
A poco più di 20 anni era già in viaggio attraverso l'Europa, inviata dalla scuola di disegno che frenquentava a San Pietroburgo, a perfezionarsi nei paesi ritenuti da sempre le culle dell'arte: Grecia, Italia e Francia.


Tornata in patria, dopo una transitoria attività nel campo della scenografia teatrale, Alexandra si consacrò definitivamente alla pittura su porcellana e nel 1918 divenne decoratrice presso la Manifattura Statale di Leningrado.
L'occupazione stabile non le fece tuttavia perdere la voglia di viaggiare e di affinare il suo talento attraverso l'arricchimento culturale che sempre nasce dal confronto con le realtà artistiche di altri paesi: visitò l'Egitto, l'Etiopia, la Siria e la Palestina.


Dal 1925 al 1936 si stabilì a Parigi, dove ebbe modo di collaborare con le manifatture di Limoges e di Sevres e da dove continuò a mantenere i contatti con le fabbriche di porcellane della sua terra, in particolare con la manifattura di Lomonossov, alla quale inviava periodicamente i bozzetti dei decori ispirati alle sue esperienze di viaggio.
E fu proprio presso la fabbrica di Lomonossov che, rientrata in Russia, fu assunta definitivamente rimanendovi sino alla conclusione della sua carriera.


Il suo stile essenziale e rigoroso, vibrante di colori forti e ben delineati, emotivo ma non sentimentale, ne fanno un'artista oltremodo moderna: se non fossimo a conoscenza del suo background formativo e se il suo lavoro non risentisse del gusto celebrativo tipico dell'ancient regime sovietico, potremmo trovarci in difficoltà nel datare le sue opere che, a distanza di così tanti anni, ci offrono ancora molti validi spunti da copiare!


APPROFONDIMENTI

La galleria delle porcellane di Alexandra

© Rossana Radaelli-01.10.06

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Il delineo idrosolubile

E' ideale per i decori su maiolica perchè, una volta asciutto, non viene intaccato nè dal colore nè dai solventi a base di trementina, così che è possibile portare a termine tutto il lavoro con una sola cottura

Questo è sicuramente un bel vantaggio, infatti, contrariamente alla porcellana, la maiolica non deve essere sottoposta a cotture multiple perchè rischia di rompersi!

Il delineo idrosolubile ha però anche qualche svantaggio: tende ad asciugarsi abbastanza velocemente, costringendovi ad una maggiore velocità d'esecuzione e a continui reimpasti, inoltre il tratto che ne risulta è più grossolano ed irregolare di quello ottenuto con il delineo oleoso.

Cosa serve:
-Colore in polvere da terzo fuoco
-Zucchero (il comune zucchero che si usa per dolcificare!)
-Acqua
-Piastrella e spatola a coltello

Preparazione:
1)
Preleviamo il colore e mettiamolo sulla piastrella, poi con la lama della spatola dividiamo il mucchietto a metà.
2)
Aggiungiamo lo zucchero (sembra o non sembra una ricetta di cucina?!): la sua quantità deve essere pari a uno dei due mucchietti di colore, in pratica usiamo quindi 1 parte di zucchero ogni 2 parti di colore.
3)
Mescoliamo lo zucchero con il colore e con qualche goccia di acqua, sino ad ottenere un composto fluido e senza grumi simile ad un inchiostro.

In alternativa allo zucchero semolato potreste anche usare lo zucchero a velo, che è più facile da sciogliere; in questo caso però dovrete variare le proporzioni e usare 1 parte di zucchero per ogni 3 parti di colore.

© Rossana Radaelli-11.05.06

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Metalli preziosi

Materiale di per sè già pregiato, la porcellana può essere resa ancor più preziosa con le decorazioni che impiegano i metalli nobili, oro, argento e platino

Esistono in commercio colori in polvere che riproducono tutte le sfumature dei vari metalli, si tratta però di comuni colori da terzo fuoco per il cui uso si può tener presente le regole generali di preparazione dell'impasto già trattate in altri articoli.


Quando invece si parla della decorazione con metalli preziosi s'intende l'impiego di composti che contengono realmente percentuali più o meno alte di metalli nobili, i quali vengono amalgamati con i medium più opportuni e quindi applicati sulla porcellana.


Anche se vi capiterà sicuramente d'imbattervi in lavorazioni che ricorrono all'argento o al platino, usati soprattutto nella tecnica scandinava, la tradizione vuole che sia l'oro il sovrano incontrastato di tutta questa "nobiltà".
In commercio troverete essenzialmente due tipi di prodotti a base d'oro, l'oro lucido e l'oro opaco, che si presentano come liquidi molto scuri confezionati in minuscole (dato il costo!) boccettine di vetro.


L'oro lucido è tra i due il meno pregiato perchè contiene una bassa percentuale di oro, (che arriva al massimo intorno al 20%) ed è sciolto in un medium a base di zolfo. Sopporta temperature sino a 800° e dopo la cottura si presenta lucido e brillante, non richiedendo ulteriori lavorazioni.


L'oro opaco, chiamato anche oro zecchino, è più prezioso del precedente perchè la percentuale di metallo nobile, sciolto in questo caso in un solvente a base di trementina, può arrivare fino al 40%. Dopo la cottura, che avviene a temperature comprese tra 700° e 800°, deve essere sottoposto alla lucidatura ma il suo aspetto non diviene mai brillante come quello dell'oro lucido. Per contro la sua resistenza all'usura è maggiore, grazie anche alla possibilità di stenderlo in uno spessore più elevato.


Esiste poi una terza varietà di oro, l' oro in polvere o oro massiccio, che probabilmente non vi capiterà mai d'usare ma che è giusto citare per completezza d'informazione. Si tratta di polvere d'oro mescolata con un legante nella percentuale dell'80%: è costosissima ed è utilizzata solo per lavorazioni di grande pregio, miscelandola manualmente con essenza grassa e trementina.


© Rossana Radaelli-29.06.06

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